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Il 13 di febbraio sarò in piazza, e ci sarò con le mie differenze culturali e politiche di una donne di 33 anni, nata, cresciuta ed educata con la certezza di essere SOGGETTO vivo di questa società presente .
Trentanni fa la donna aveva appena vinto le grandi battaglie culturali e sociali per dare al presente un senso diverso e migliore, e dopo qualche anno, inizia il percorso inverso, non a caso e non per caso, la televisione, quella pomeridiana, “dei ragazzi”, crea una nuova immagina di donna del presente ed è lì che si riprende il percorso verso l’ oggettivazione.
Il corpo, viene, abbellito, agghindato, lustrato affinchè si possa mostrare come oggetto di desiderio e desideri maschili, e soprattutto come fonte ispiratrice di altre giovani donne.
Eh si.
Un tempo la televisione trasmetteva programmi di alfabetizzazione perché poteva entrare in tutte le famiglie, e, con lo stesso spirito le emittenti private hanno usato quel mezzo per rieducare le generazioni presenti.
Eh si.
Erano 10 anni fa, era il 1993, era Vasco Rossi che cantava “Delusa”
Sei tu che quando balli così, mi vuoi provocare
E lo sai cos’è che scateni tu, dentro di me!
E… sì, continua pure così, che vai bene
E lo sai, ti dirò sempre di
Sì……. io muoio per te!
Sei tu che quando balli così in televisione
Chissà com’è orgoglioso di te tuo papà!
E…. sì che il gioco è bello così…. solo “guardare”

Eh si sono passati 10 anni!….ed in questi anni solo poche si sono sempre e costantemente lamentate del business sui corpi nostri, di donne, e talvolta anche vostri, di uomini, fratelli, mariti e padri inermi e silenziosi spettatori.
Quante sono le ragazze sotto i 25 anni che sentono la voglia di lottare per la propria dignità?
Forse è tardi, forse non dovevano essere i fatti ascrivibili all’intreccio perverso tra gossip e politica a far nascere il senso di ribellione che si respira in questi giorni, forse bastava guardarsi in torno, osservare le televisioni, la stampa, la pubblicità, capire il business creato intorno ai corpi di donna è immenso.
Essere donna e rivendicare la propria soggettività è oggi è difficile. Eh si.
Io il 13 sono in piazza, ma ci sono anche per lottare contro il perbenismo spinto ed il falso moralismo,per lottare per la mia libertà, per la mia dignità e quella di tutte le tante.
Io voglio essere un’altra donna e so di esserlo, perché mi sento umiliata ogni qualvolta guardo un programma televisivo, perché odio il silenzio con cui la società nasconde le violenze sessuali, perché mi sento ferita se leggo, sento o vedo, uomini e donne alludere a qualcosa additando altre donne.
Mi sento un’altra donna, perché non penso ogni volta che vedo una ragazza materializzare un suo sogno, che la sua riuscita sia dovuta solo per essersi concessa a qualcuno.
Sono un’altra donna perchè rivendico i miei diritti e non mi scandalizza parlare di sesso, politica, devianze e quanto altro.
Mi scandalizza il falso moralismo o le mezze frasi dei discorsi da tavolino, quando ci si accorge che tu, quella donna, di sinistra, sta ascoltando i loro discorsi, mi infastidisco quando si dice “scusando il termine”, “non posso continuare in rispetto alla signorina”.
Ho trentatreanni, appartengo ad una generazione presente, non sono né una brava né una cattiva, nè una santa e tantomeno una puttana, sono solo una donna, una donna cosciente che disobbedisce al ruolo ristretto che la società vuole attribuirmi, questo si.
Sono orgogliosa di dissentire perchè è una pratica di libertà, sono pur conscia che il mio dissentire spesso mi porta guai.
Per me, fino a qualche anno fa, la lotta femminista erano i canti mandati a memoria, le scene dei libri, i video storici, qualcosa che apparteneva al passato, pensavo che le lotte per la parità di genere le avessero egregiamente combattute le donne che sono venute su questo pianeta prima di me,l’aborto, il divorzio è quanto altro, gran bella eredità!
Solo dopo, mentre faccio politica attiva dentro un partito, salendo i “livelli” sino a diventare dirigente regionale, mi sono accorta che era necessaria una nuova forma di lotta di genere, sono dunque diventata femminista, sui generis, ma pur sempre femminista, all’interno di una formazione politica che tanto diceva sulla parità dei generi ma dove per farla riconoscere serviva agitare lo statuto a mo di libretto rosso e, dove tentare di affrontare alcuni argomenti persino educativi, diventava l’essere soggetto da deridere.
Eh si. Anche vivere sulla propria pelle l’intrinseco senso del potere solo maschile fa acquisire maggiore certezza del proprio essere donna.
In quelle stanze spesso si utilizza il termine “uomo di” per segnalare l’appartenenza ad una componente ma, quando si dice “donna di”, nessuno potrà mai pensare si tratti di comunanza di pratiche o tendenze politiche, bensì a poco a poco la frase si trasformerà ed ingigantirà fino a apparire “lei, tale tipa, se la fa con il tizio”, se poi per caso ottieni stima, sei brava, autonoma intelligente e forse metti più impegno in quel che fai, ti attirerai di contro tanti nemici e qualcuno, si arrogherà il diritto di spargere calunnie a sfondo sessuale e comunque di studiare teoremi, funzioni, limiti ed equazioni con il risultato sempre uguale, uno ed uno solo: donna che attraverso parti del corpo e misteriosi arcani riesce a corrompere diversi e svariati uomini.
Una volta, ricordo bene, restai basita da delle frasi dette su una donna politica nota, alle mie perplessità, una importante firma del giornalismo italiano, oggi grande difensore genere fmeminile, (solo perchè fa “opposizione” e sopratutto tiratura) sfacciatamente mi chiede come potessi credere che una donna potesse diventare il numero 3 delle nostre istituzioni senza essere passata per tanti letti!
Non ho mai potuto sopportare l’equazione “donna libera = donna puttana”, ed è anche per questo che ritengo di essere femminista, perché invece questa è la logica propria di tutti coloro che non hanno mai digerito le battaglie di genere e sopratutto che non vogliono riconoscere la dignità del soggetto singolo.
Se oggi si è toccato il fondo, lo si deve all’involuzione culturale di una società nuovamente ammalata di sessismo e sessismi.
Ma io in piazza ci vado con la mia sensibilità, diversa da quella di molte altre e molti altri, io credo nel valore di ogni singola donna e nel portato personale di ognuno, soprattutto credo nella libertà dell’individuo e rispetto tutti quanti.
Ci sono donne che si autodeterminano e si ribellano, altre no, altre rimangono passivi strumenti nelle mani di un estraneo “puparo”, anche poi loro godranno del nostro lottare e noi ne saremmo orgogliose perchè abbiamo costruito qualcosa che da quel momento diventa patrimonio comune e collettivo.
Esistono donne, che si ribellano nel quotidiano, ed io penso di essere una di quelle, anzi ho la certezza di essere una di loro, perchè nonostante i pugni presi, io ci sono ancora, attraverso la strada della vita senza corone e gioielli principeschi, cammino per strada senza nessuno che mi tenga la mano, cammino a testa alta anche quando so quel che si dice.
Non è mica facile far politica tra la gente, c’è chi ti strappa volantini, perchè sei donna, chi ti lancia la lattina vuota, perchè sei donna, chi ti insulta perchè sei donna, chi scrive lettere anonime dove la protegonista sei sempre tu, donna scostumata che si concede ai grandi della politica locale, altri che si divertono a telefonare ed ora persino a giocare sui tuoi social network, altri ancora che pretendono di usarti come pedina tappabuchi perchè sei donna ed in quanto donna servi per fargli fare bella figura.
Ma io non ci so.
Forse senza il sexy affaire il 13 febbraio non sarebbe mai stato proclamato, io invece sono per un 13 febbraio ogni giorno , sono per la ripresa della coscienza di genere singola e collettiva di tutte e tutti, sono per la non discriminazione di nessuno e per una società scevra da ogni falso moralismo.
Sarò in piazza seppure non approvo parte dei ragionamenti sorti in merito e tanto meno condivido che sia quella parte di piazza moralista a gridare contro alla prostituzione, posto che è il mestiere più antico del mondo, posto che non è stata inventata un mese fa e nemmeno lo scorso settembre.
Per me il dato certo è che tra i sexyworkers la maggioranza è di sesso femminile, (come nella società) ma è pur vero che i loro clienti sono gli uomini, mariti, fidanzati, compagni, fratelli amici di altre donne.
C’è chi si prostituiscono per mangiare, chi per una scarpa ed un vestito migliore, chi per una vita agiata, non sono contraria alla libera consapevole scelta del singolo individuo ma non posso certamente condividere lo sfruttamento e la malavita organizzata che specula sul mercato del sesso, sono per la consapevolezza del sè, sempre e comunque e lotto contro lo sfruttamento e sopratutto lotto contro gli sfruttator partendo dal “magnaccia”.
Domani vedo già tanti “sepolcri imbiancati” , in quella piazza tanta divisione di intenti, noto sin da ora una sottile volontà di porre le donne une contro le altre, troppe cose poco chiare ma io ci sarò, perchè voglio essere protagonista del cambiamento, voglio educare al cambiamento, ascoltare ed essere ascoltata, voglio rompere i fili del gran “puparo”.
Vivo e viviamo in un mondo in cui la dignità delle donne è offesa quotidianamente da mille immagini televisive e no, ed anche i media che hanno sostenuto l’appello, sono “pieni” di corpi , sul corpo delle donne ruota un grande business questo è noto, fa girare l’economia.
Talvolta ho pensato che dovrebbero essere gli uomini, a ribellarsi a tutto questo, ed invece no, impassibilmente osservano.
Era il 1993, era Vasco Rossi, era Delusa
Ti vesti sempre così…. anche in casa?
Perché?…. di spettatori lì…..
Non ce n’è?!
Eh….sì!…papà è geloso
E così….. non ti lascia uscire!….. Però “in televisione” sì…..
Chissà perché!…..
Il mio essere in piazza il tredici, non è legato alla speranza che quelle piazza bianche facciano cadere il governo, io scindo il mio stare li, dal sexy affair italiano, non ho aspirazioni “gossippare” non apprezzo il vovayerismo tipico dell’italiano medio, ampiamente dimostrato e palesato dall’alto interessamento rivolto ad affari di “letto” piuttosto che a quel che si fa nelle “stanze dei bottoni”
Sono una donna, non un giudice, non posso giudicare il percorso di vita altrui, ma credo sia necessario cercare di spiegare ai miei fratelli e alle mie sorelle minori, ai miei figli e ai miei nipoti che vendere il proprio corpo è sbagliato.
Sono una donna, che si ribella alla violenza brutale e becera, che si commuove quando vede giovanissime ragazze apprestarsi a mercificare il loro corpo nei nights della città, che prova dolore e sdegno per le ragazze stuprate e violentate, che lotta contro la prostituzione forzata e gestita dalla malavita, che critica aspramente l’uso del corpo delle donne per la vendita di prodotti che con le donne, la femminilità e quanto altro non han niente a che vedere
Io, Eleonora, trentenne di oggi, ripudio quel modello culturale che ci viene imposto attraverso i mass media, da film, trasmissioni, talk show e reality con cui buona parte delle famiglie italiane fa crescere bambini e bambine dando loro dei modelli culturali sovrastrutturali tali da produrre una società dove non si riconosce la dignità singolo ed i ruoli sociali appaiono mistificati ed avvolti da strani aloni fiabeschi molto lontani dalla reale vita quotidiana.
Per educazione, pratica, vissuto sono una donna altra, una donna libera, , non giudico se un’altra donna è migliore o peggiore di me, io rispetto l’altra e l’altro, mi batto ogni giorno per l’autodeterminazione del singolo.
Sono una donna che “not in my name”
Sono una donna che disobbedisce.
Not in my name qualche altra donna ha respinto e respinge i migranti, non si cura di quel che succede nei nostri lager e nelle nostre galere, ci sono donne che vogliono abrogare l’aborto e ritengono immorale la ru486.
Io disobbedisco quando sento il dolore degli schiaffi presi da una altra donna, quando vedo lacrime sgorgare dagli occhi, quando mi si tende una mano che chiede aiuto, quando una donna viene maltrattata ed umiliata io disobbedisco e denuncio, quando una donna soffre io sono con lei.
Disobbedisco alle politiche securitarie, lotto per l’aborto, per la legge 40, per il diritto alla maternità, per l’assegno di mantenimento, per la ru 486. Io lotto per i miei diritti certa che se sono miei saranno anche di altre.
Rivendico il diritto a combattere il sessismo ed il macismo sotto ogni forma compreso quel senso di rivarsa che esiste dentro il medesimo genere.
Io il 13 febbraio sarò in piazza con il mio corpo, con la mia intelligenza ed il mio sorriso, e disoddedirò perchè la “Libertà è sempre libertà di dissentire” (R. Luxembrug) e perchè la mia equazione corrisponde a: “Una donna libera è l’esatto contrario di una donna leggera”. Simone de Beauvoir

….le donne…. sono la maggioranza di questo triste Paese, sono mamme, nonne, zie, cugine, amiche, compagne, donne, semplicemente donne, giovani, ragazze, bambine, tutte ripetutamente vessate ed umiliate dai luoghi comuni che ormai spadroneggiano ovunque senza ripudio e ritegno, dal reale al virtuale.
Le donne a poco a poco hanno preso coraggio, forse spinte da un senso forte di rigetto, probabilmente per non essere ancora calpestate, forse perchè quando le cose iniziano ad essere troppo pesanti ed si inizia ad opporsi…. stiamo meglio in gruppo….ed allora a poco a poco si cresce…
Come ogni cosa…ci sono i pro e i contro, sempre e comunque, ma faccio un piccolo passo indietro per narrarvi la mia posizione…
Da sempre impegnata con tutto il mondo quello delle donne, del genere, dei migranti, insomma quello di essere parte attiva nella vita sociale e politica di una città, mi ha portato spesso a scontrarmi con simili temi.
Se, sin da giovane ho fatto passo dopo passo un percorso lungo ed impervio dentro un movimento politico dovendo subire talvolta battute poco simpatiche, spintoni, sputi, insulti persino schiaffi, cosa che, tra uomini mai succederebbe, ma ad una donna, si può succedere.
Può persino succedere che qualcuno scrivi lettere dove provi pure ad accusarti di essere l’amante non di uno ma di 4 o 5 diversi uomini nello stesso momento.
Insomma a destra o a sinistra essere donna è difficile…. non saper tacere lo è anche di più.
Se per caso ti impegni, sei brava, piaci per quel che dici, allora fai un pò di passi avanti…ma NESSUNO mai potrà credere che li hai fatti perchè te li meriti, perchè li hai guadagnati, no, appena andrà qualcosa non tanto per il verso giusto, appena ci sarà qualche colpo di vento allora passerai per essere “sicuramente” stata vista con tale dal tale in tal luogo, perchè è scontato che tizia è andata con tizio e cosi via.
Eh si proprio cosi, allora dentro senti una grande ferita niente e nulla la può chiudere.
E ora che qualcuna altra donna inizia ad accorgersi e pare nascere un nuovo piccolo movimento….. per il diritto a non essere sempre giudicate per la nostra parte fisica….. che succede?
succede che ci si debba per forza dividere?
rinfacciare il passato ora che iniziamo a costruire qualcosa?
Ebbene lo so anche io che ci sono donne che giustificano, ma altre no, ci sono donne che ricordano bene che l’attuale testo unico sull’immigrazione si basa sul precedente che prendeva forma grazie alla Turco Napolitano, ma altre no, ci sono donne che seppur poco giustificano la violenza, e altre no, alla violenza si oppongono, c’è chi sa cosa succede nei CIE e altre no, chi è per l’articolo 18, chi per la flessibilità, chi solo per il lavoro ed i diritti ma altre no.
Insomma le donne sono parte della società e sono un universo variegato, ma se per una volta, fianco a fianco marciassimo scevre dai colori e dalle appartenenze per rivendicare i nostri diritti, quelle di tutte, ovvero la DIGNITA’ forse, per una volta potremmo dimostrare di essere veramente la parte diversa della società.
Eh si , perchè non saranno mica tutte quelle a scendere in piazza il 13 di febbraio, saranno solo coloro che vogliono iniziare un percorso nuovo e differente, coloro che non permetteranno mai di essere chiamate “puttane” che poi altro non è che il più antico mestiere del mondo, non bello perchè il maschio macho e forte li ci ha relegato, e sopratutto colore che andranno sempre avanti a schiena dritta e se, vorranno avere un compagno di una notte o di mille notti lo avranno solo perchè ne saranno convinte.